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Ambiente e natura
Nell’acqua e attorno all’acqua
Le antiche e tipiche torbiere di risorgiva sono ormai scomparse; piccole bassure intrise d’acqua tra i prati da foraggio ospitano però ancora qualche cardo giallastro (Cirsium oleraceum), qualche fior di cuculo (Lychnis flos-cuculi) e pigamo colombino (Thalictrum aquilegifolium), ciuffi candidi di olmaria (Filipendula ulmaria) e macchie di menta acquatica che spandono quel noto e gradevole profumo che ben si abbina all’acqua limpida e fresca del luogo.
Seduti immobili lungo le rive dei piccoli rii e con le gambe a penzoloni sui ponticelli possiamo osservare sotto di noi avannotti di pesce, forse qualche ghiozzo padano sul fondo o qualche giovane luccio seminascosto tra le piante acquatiche. Ali di libellule dai colori metallici, le Calopteryx virgo e C.splendens, creano ritmi e bagliori che si aggiungono a quelli dell’elemento liquido. Una natrice dal collare scivola sinuosa sul pelo dell’acqua circondata da increspature effimere, mentre i gerridi pattinatori si allineano di fronte alla corrente in attesa di prede. Non ci vuole molto per essere assorbiti dal richiamo dell’acqua, dal suo sommesso gorgoglio e dalle sue comunità di viventi.
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I fiori delle piante natanti delle risorgive si specchiano come Narciso nell’acqua senza alcun timore di affogare. Le radici sono saldamente ancorate ai bassi fondali e le foglie sommerse sono assottigliate, a volte fino ad assomigliare a minute ciocche di capelli e così fluttuare senza farsi strappare dalla corrente. Ne è esempio l’erba gamberaia il cui nome scientifico, Callitriche stagnalis, fa riferimento proprio alle foglie strette che sembrano bei capelli. Il ranuncolo bianco a foglie capillari (Ranunculus trichophyllus) dispiega i suoi bianchi fiorellini, ormai divenuti rari, su intrecci di filamenti verdi fluttuanti. Più addossati alle rive e protetti dalla forza dell’acqua gli azzurri non ti scordar di me delle paludi (Myosotis scorpioides) e le violette veroniche d’acqua (Veronica beccabunga e V. anagallis-aquatica) attraggono piccole api. La sedanina d’acqua (Berula erecta) e il crescione d’acqua (Nasturtium officinale) con i loro nomi ricordano invece il passato uso alimentare di queste piante. Tale diversa moltitudine di piccole fronde acquatiche, se preservata dagli sfalci drastici, offre rifugio e cibo a svariati animali come minuscoli gamberi (Gammaridi, Asellus sp.), coleotteri Ditiscidi e Girinidi, larve di libellule, piccoli pesci, tritone punteggiato (Lissotriton vulgaris) e rane verdi. Pesce primitivo, per via delle sue fessure branchiali non racchiuse dall’opercolo e per l’aspetto anguilliforme, è la lampreda di ruscello (Lampetra zanandreai),recentemente trovata in frega a poca distanza da San Pietro in Gu. Tra i pesci che c’erano o avrebbero dovuto esserci ancora lungo le risorgive figurano, oltre allo scazzone (Cottus gobio) e allo spinarello (Gasterosteus aculeatus), il ghiozzo di fiume (Padogobius martensi), la sanguinerola (Phoxinus phoxinus), il panzarolo (Orsinigobius punctatissimus).
Tra rive e siepi
Come onde armoniche che si alzano in un sonogramma, i profili delle siepi e degli alberi cresciuti in prossimità dell’acqua interrompono l’uniformità della pianura coltivata e donano al paesaggio una bellezza mutevole con la luce e le stagioni. Sono armonie di specie diverse di salici, ontano nero, acero e olmo campestre, nocciolo e robinia, ma anche dei più piccoli: sanguinello, pallon di maggio, frangola e sambuco. Se non vengono sostituiti ovunque dal preponderante platano ibrido donano una varietà di semi, frutti e rifugi per la fauna più varia, dagli insetti impollinatori agli uccelli di passo o stanziali, ai piccoli mammiferi come arvicola d’acqua, scoiattolo rosso e forse ancora moscardino e topolino delle risaie, riccio, toporagni e pipistrelli, fino al tasso e alla volpe.
E tra le siepi campestri altre armoniche si alzano dalla pianura, sono quelle dei piccoli uccelli come usignolo, capinera, verzellino e verdone, ballerina bianca e gialla, averla piccola, cardellino, codirosso, pigliamosche, upupa, passera mattugia e passero domestico, luì piccolo, merlo, cinciallegra e cinciarella.
Tra prati e coltivi
Tra il baluginio dell’aria calda estiva sopra i prati o tra i ciuffi di graminacee e fiori emergono come miraggi lunghi colli protesi: sono quelli dell’airone cenerino, del guardabuoi e della garzetta e ogni tanto di qualche cicogna che frequentano questi luoghi alla ricerca di anfibi, insetti o altri invertebrati. Ma al riparo tra l’erba o tra voli territoriali si protendono nell’aria (e in qualche caso, purtroppo, si protendevano) anche i canti dell’allodola, dello strillozzo, della cutrettola, della quaglia e dell’ortolano. Volando a pelo d’erba le rondini inseguono ronzii d’insetti e rallegrano l’animo con i loro versi; qui, grazie ai prati e alle stalle sono più diffuse che altrove. Più in alto il gheppio agita immobile le ali cercando tane di roditori tra le loro scie ultraviolette, mentre la poiana planando da una corrente ascensionale all’altra allarma i corvidi. È questo un paesaggio vivo che non vuole essere cartolina dal passato, che chiede all’uomo alleanza e rispetto, in cambio di armonia e bellezza.