La metafora dell’acqua

Rinascere come l’acqua, conservare per rinascere

L’acqua che all’improvviso emerge dal sottosuolo dà vita e diventa metafora della vita che si rinnova. Come scriveva Francesco Codello nell’appendice a Storia di un ruscello di Élisée Reclus, il ruscello che da essa deriva “è anche un luogo, un tempo, uno spazio in cui la conoscenza scaturisce direttamente dalla sua storia”. 

Se la memoria dei luoghi è, istintivamente, ben radicata in molti animali e negli adattamenti che questi e le piante sviluppano per viverci, non pare essa, paradossalmente, altrettanto duratura nella nostra specie. Se si perde il paesaggio tradizionale, quale appunto quello che lega l’uomo e la natura alle risorgive, diventa difficile tramandare e salvaguardare almeno in parte quei valori fondamentali che sono storia locale. La perdita di questi valori, grandi o piccoli che siano, di questi simboli delle comunità locali, o, al contrario, la loro tenace conservazione, dipende anche dalle scelte individuali.

Così, se l’acqua non gorgoglia, se spariscono salici, ontani, marsòni, averle e allodole, ortiche e fior di cuculo e se il chiacchiericcio delle rondini abbandona le stalle, un luogo così vivo come quello di risorgiva rischia di diventare un non luogo e perde la sua identità. Conoscere allora è il primo passo per conservare, salvare, ripristinare.

No vedo pì
me noni
me bisnoni
salgari
co ‘a so scorsa
incarolà
o co i formigari drento ‘l so tronco
o co ‘e piante
de ortighe
e de sucamàra
cressùe su ‘l so legno
smarsio.

(Non vedo più
i miei nonni
i miei bisnonni
salici
con la loro scorza
cariata
o con i formicai dentro al tronco
o con le piante
di ortiche
e di dulcamara
cresciute sul loro legno
marcito.)

Da ‘a stropa di Giuseppe Pettenuzzo. Nella poesia “la stropa” il ramo di salice da vimini, usato come legaccio nella tradizione contadina, parla in prima persona.  

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    Approfondimenti

    Rive 6

    Ambiente, piante e animali

    Zampilli e spirali d’acqua che nascono, spariscono e rinascono quasi come insetti effimeri che sfarfallano dall’acqua, come moltitudini di piccoli fiori che danzano sull’acqua, come battiti d’ala che scompaiono e riappaiono tra rive frondose; nel ciclo delle stagioni la risorgiva è la costante cui ambiscono, da millenni, natura e uomo.

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    Mappa delle Risorgive

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    Dalle paludi ai fontanili

    Prima delle bonifiche e delle grandi trasformazioni antropiche, gli affioramenti dell’acqua di falda generavano paludi estese, accompagnate da torbiere a giunchi, carici ed orchidee e da boschi igrofili.

    Di queste forme originarie in Veneto non rimane praticamente nulla e ormai sono rarissimi i casi in cui i punti di fuoriuscita d’acqua non siano stati modificati nella loro forma. 

    Oggi le risorgive appaiono principalmente nella forma dei fontanili: degli avvallamenti del terreno di origine naturale ma ampliati dall’uomo al fine di convogliare l’acqua affiorante e farla defluire più velocemente. I fontanili hanno la tipica struttura rappresentata da una “testa” circolare che accoglie l’area sorgentifera, seguita da un’asta rettilinea per il deflusso. I punti di uscita dell’acqua assumono spesso la forma di “occhi” e sono mantenuti attivi dall’inserimento di tubature in grado di aumentare la portata e tenere sgombra da detrito la polla. La senescenza della risorgiva è un fenomeno naturale dovuto al suo progressivo interramento per accumulo di sedimenti e sostanza organica: l’intervento periodico e mirato di pulitura, che non danneggi le comunità viventi, è una necessità per le risorgive odierne. Se gli affioramenti sono invece naturali di solito hanno attorno a sé un alone chiaro caratteristico, dovuto all’accumulo di sedimenti sabbiosi che si sono depositati dopo essere stati sollevati dalla spinta dell’acqua dal sottosuolo. Nel caso del Comune di San Pietro in Gu sono visibili entrambe le tipologie di venuta a giorno dell’acqua.

    Caratteristiche delle acque di risorgiva

    Le acque di risorgiva sono “bicarbonato-calciche” per effetto dell’attraversamento di sedimenti e rocce prevalentemente carbonatici. Alla fuoriuscita dal sottosuolo sono oligotrofiche, ovvero povere di nutrienti, fattore che condiziona le comunità vegetali e animali in esse presenti. La scarsità di nutrienti è purtroppo oggi spesso alterata, già in prossimità dell’origine del corso d’acqua di risorgenza, dalle attività antropiche. Carichi di sostanza organica di provenienza zootecnica, civile e industriale e di azoto e fosforo da concimazioni agricole producono eutrofizzazione delle acque con conseguente sviluppo di macroalghe a valle delle zone di scarico o di dispersione in falda; ne derivano riduzione della quantità di luce che filtra nell’acqua ad uso di altri organismi fotosintetizzanti, minor produzione di ossigeno e, di conseguenza, danno alle comunità animali ad essi associate.

    Oltre alla scarsità di nutrienti, le acque di risorgiva hanno una temperatura che oscilla durante l’anno tra i 10 e i 14 gradi. Le variazioni stagionali della temperatura avvengono con un ritardo di 2-4 mesi rispetto a quelle ambientali. L’acqua di risorgiva ha quindi una funzione di mitigazione del clima locale a beneficio delle piante che crescono o entro l’alveo o in prossimità di esso e di molti organismi acquatici. Quando l’area di affioramento era più estesa e aveva un aspetto più naturale di oggi l’effetto di mitigazione termica era maggiore. Collegata a questo fenomeno è la pratica tradizionale delle “marcite”, ovvero l’irrigazione per scorrimento dei prati da foraggio con acqua di risorgiva, la cui costanza di temperatura consentiva la crescita dell’erba oltre la stagione abituale, con la possibilità di 1 o 2 sfalci in più all’anno rispetto ad altre zone della pianura.

    “Ove sono prati da marcita, questi suppliscono esuberantemente alla mancanza di foraggio; poiché questa sorta di prati, trattandosi del consumo dell’erba, si falciano sino a sette volte per anno, con abbondante raccolto più d'inverno che d'estate” (Ferrario, 1844)

    Mappa delle Risorgive di San Pietro in Gu