Il mulino Meneghetti della Rebezza

già Capra – Munari – Barbaran – Conti – Zambotto – Marchesini
  • 1486 – risulta dai documenti essere proprietà dei nobili Capra;

  • 1538 – venne concessione in uso a Filippo Monteforte (soprannome della famiglia Munari);

  • 1595 – risulta essere condotto da Alvise di Monari;

  • 1608 – in affitto a Pietro di Munari, figlio di Alvise;

  • 1632 – condotto e restaurato dai fratelli Francesco e Giovanni, figli di Pietro Munari, chiesero il permesso di tagliare la quantità di querce necessarie per il restauro;

  • 1650 – diventano proprietari i conti Barbaran di Vicenza, imparentati con Girolamo Capra;

  • 1682 – ancora proprietà dei conti Barbaran, Francesco e Druso, i quali chiedono al “Provveditorato dei Beni Inculti” di continuar a far risara sui campi venti già investiti per uso irrigazione;

  • 1762 – proprietà dei fratelli Pietro e Girolamo Conti, figli di Giulia Barbaran;

  • 1789 – Pietro Conti diede in affitto il mulino a Antonio Vallotto, già proprietario del mulino in via Zanchetta;

  • 1811 – Bernardin Conti, di Pietro, vendeva il mulino a Gaspero Zambotto unitamente a undici campi e mezzo;

  • 1838 – il dott. Bernardo Marchesini chiede di trasformare una delle tre ruote in pila da riso, il che significa che finora il mulino era impiegato per la macinazione del frumento o simili;

  • 1846 – risulta proprietà di Maria Teresa Bozza e Bernardo Marchesini;

  • 1856 – venne venduto a Giovanni, Gio. Batta ed Angelo del fu Gioachino Meneghetti.

  • 1862 –  i nuovi proprietari per aumentare la produzione di riso, acquistarono dai Gradenigo quattordici campi di risaia a vicenda e sei di stabile. Le risaie erano servite dall’acqua delle fontane Maragne che confluivano nel canale Cappello;

  • 1873 – divisioni tra i fratelli Meneghetti nuovi proprietari: a Giovanni una casa alla Rebezza, verso le Colombare di Carmignano e campi coltivati a riso; a Gio. Batta il mulino e la pila da riso con terreni ad est e ovest del mulino, una casa colonica e una casa in paese. Il mulino era dotato di due ruote con acqua di derivazione del Brenta e da sorgenti, che veniva meno nei periodi estivi per l’utilizzo nell’irrigazione e durante la navigazione delle zattere sul Brenta. La pila da riso aveva quattordici pestelli, più del mulino di via Zanchetta.
    Dai primi del Novecento, il mulino passò in proprietà a Dino Menghetti, figlio di Giovanni, e quindi ai figli. Lino Meneghetti fu l’ultimo molinaro fino al 1972. Oggi il mulino è sede della ditta Cartotecnica Veneta.